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La Rivolta del Pallone – Federico Baranello per Esperanto

 

8 settembre 1969: Caserta è sconvolta da disordini di piazza senza precedenti! Perché? Cosa sta succedendo? La Casertana, dopo aver conquistato sul campo la promozione in Serie B, viene “retrocessa” d’ufficio con un provvedimento della giustizia sportiva. A seguito di questa decisione in città scoppia l’inferno.

Già nel precedente campionato, nella stagione 1967/68, i rossoblù avevano visto sparire il sogno della B per un solo punto di distacco dalla Ternana. Per questo motivo il presidente Moccia è quindi ben deciso ad allestire una rosa di qualità e portare la squadra sempre più in alto e gareggiare per il salto di categoria e raggiungere finalmente la serie cadetta. Aldo Olivieri passa da allenatore a Direttore sportivo e la panchina viene affidata a Tom Rosati, colui che due stagioni prima aveva condotto la Salernitana in B. Moccia si rende protagonista del mercato, e arrivano gli attaccanti Taccetti e Fazzi, il portiere Piloni, il centrocampista Di Maio, il difensore Gatti e l’attaccante Migliorati.

Il campionato è esaltante e la squadra sale in vetta subito. Alla fine del girone di andata è “Campione d’inverno” anche dopo lo stop casalingo con il Taranto, la vera rivale promozione. Infatti, alla ventesima giornata, i pugliesi sono ad una sola lunghezza dai casertani. Salgono allora i malumori e iniziano le contestazioni sedate dal presidente Moccia che rassicura la piazza. La squadra ricomincia a vincere. Il 25 maggio del 1969 al Pinto di Caserta va in scena lo scontro tra le prime della classe: Casertana e Taranto. La contesa termina 0-0 e i padroni di casa mantengono il punto di vantaggio. Vantaggio che aumenta e arriva a due punti all’ultima giornata: la Casertana batte il Messina davanti a 15.000 spettatori, pari ad un quarto della popolazione di Caserta, e il Taranto non riesce ad andare oltre il pari a Barletta. La città di Caserta esce dalla prigionia del sogno, la B è ora realtà. Un’intera città si abbandona ai festeggiamenti.

La società inizia a lavorare per allestire la squadra che dovrà “combattere” in cadetteria… ma si comincia a diffondere la notizia che la Casertana avrebbe manipolato un risultato comprando una partita. È il Presidente del Taranto Michele Di Maggio ad accusare la società campana rea, a suo dire, di aver combinato le sorti di un incontro. L’accusatore ha ovviamente un interesse diretto nella vicenda visto che, un eventuale provvedimento di penalizzazione della Casertana, avrebbe la conseguenza di “regalare” la promozione al Taranto stesso.

Trapani-Casertana è l’incontro incriminato, giocato il 18 maggio precedente e terminato con una rete di Sandro Minto all’83° che ha permesso ai rossoblù una vittoria di misura importantissima a sole cinque giornate alla fine del torneo.

L’8 luglio l’inchiesta muove i suoi primi passi ufficiali. I due maggiori indiziati della presunta combine vengono ascoltati e messi a confronto: il rossoblù Renzo Selmo e il difensore del Trapani Renato De Togni dal cui errore è nata la rete incriminata. Il casertano nega le accuse e il trapanese conferma la corruzione. C’è il rinvio a giudizio per la Casertana.

Il 21 agosto a Firenze viene presentata una dichiarazione di De Togni con la quale il difensore ritratta tutte le accuse. La Commissione Disciplinare della Lega di serie C giudicherà non veritiera e non spontanea la nuova versione fornita da De Togni.

Il Pubblico Ministero il 6 settembre presenta le sue richieste: penalizzazione della Casertana di sei punti in classifica da scontarsi nel campionato di C conclusosi ormai da tre mesi. L’aria è pesante a Caserta e si attende il verdetto finale che arriva due giorni dopo, l’8 settembre.

Un verdetto spietato: confermata la penalizzazione a carico della Casertana come richiesto e squalifica a vita per Selmo e De Togni. Penalizzazione che significa di fatto retrocessione al secondo posto in classifica e promozione in serie B del Taranto.

Della sentenza viene dapprima informata la questura di Caserta, poi vengono inviate sul posto forze di polizia provenienti da Napoli, Nettuno e Foggia. Solo dopo viene dato l’annuncio per Radio, alle 10,30.

Tutta Caserta si riversa per le strade e, ad appesantire la situazione qualora ce ne fosse bisogno, arriva anche una delibera della Giunta comunale guidata dal Sindaco Salvatore Di Nardo con la quale si invita “la cittadinanza a manifestare con tutti i mezzi consentiti lo sdegno e la protesta più viva avverso il grave e farsesco provvedimento di cui si chiede l’annullamento”.

Inizia la “Rivolta del pallone”.

La città viene messa a ferro e fuoco: iniziano i blocchi stradali e vengono presi d’assalto gli uffici del Corpo Forestale, così come le banche e i negozi in Via Cesare Battisti. Alcuni devastano la stazione dove viene dato alle fiamme anche un carro merci. Intorno le 14:00 i manifestanti bloccano il casello autostradale di Caserta Nord. Scontri tra manifestanti e forze dell’ordine non si contano.

Il giorno successivo l’ira funesta non si placa e viene assaltato il palazzo degli Uffici finanziari e il Provveditorato agli Studi, le redazioni dei giornali, gli sportelli degli istituti di credito. Ci sono scontri con le forze di polizia nelle strade del centro città.

Caserta è isolata: manca il pane, il latte e i negozi di generi alimentari sono chiusi anch’essi in segno di protesta. I dimostranti occupano la stazione e l’autostrada.

È il Presidente Moccia, sempre lui, a riportare la calma parlando ai manifestanti riuniti sotto la sede sociale. Li convince dicendo che nulla è ancora definitivamente perduto e che esiste ancora la CAF (Commissione d’Appello Federale) che può cancellare la sentenza precedente. Il 10 settembre la situazione torna lentamente alla normalità.

Termina la rivolta, rimangono gli arrestati, sono circa 90, e i danni che sono ingenti.

La Commissione d’Appello Federale, il 19 settembre conferma la sentenza della Disciplinare respingendo il ricorso della società rossoblù. Le forze dell’ordine presidiano la città e nulla accade, ormai è metabolizzato il triste evento.

Ancora oggi la sentenza lascia molti dubbi e zone d’ombra, ma questa rivolta, La Rivolta del pallone, ha segnato in maniera profonda la storia di questa città che, ancora oggi, ritiene di aver subito un torto che li ha privati di un sogno, di un grande sogno. Un evento che oggi definiremmo “mediatico” vista l’eco sia nazionale e internazionale che ebbe. Un caso che deve essere inquadrato in un più ampio e vasto ragionamento che vedeva, in quegli anni, un forte vento di ribellione soffiare in tutta Europa: il vento della protesta giovanile. Il calcio, a torto o ragione, stava assumendo sempre più i connotati di fenomeno di massa e donava senso di appartenenza; non a caso in questo periodo si sviluppa il fenomeno degli Ultras. La rivolta del pallone di Caserta è una ribellione che anticipa sul piano antropologico, anche se in altri contesti, eventi simili. Un evento che “concretizza” la ribellione e il dissenso con un nuovo modo di protestare.

Il “sogno” per i casertani sarà realtà il 14 Giugno 1970, quando la Casertana finalmente riconquisterà il diritto a poter giocare in serie B.

Autore : Federico Baranello

Articolo originale: https://glieroidelcalcio.com/2019/09/08/caserta-8-settembre-1969-rivolta-del-pallone/

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